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Couscous di pollo con t’faya |
Seconda (e non ultima) puntata marocchina. Dopo avergirovagato tra i coloratissimi e profumatissimi souq della Medina, in compagniadi Elisabeth, una signora belga, impagabile compagna di scorribande, che hoconosciuto in albergo, ho voluto vedere anche la Marrakesh più moderna. Il contrasto è forte, da un lato il caos, lestradine strette, i motorini che sfrecciano incuranti dei passanti, i carrettitrainati dagli asini, il cibo sempre in mostra, la voce incessante deicommercianti che cercano di catturare la tua attenzione e le insistenze degliuomini che cercano un “ingaggio”, spacciandosi per guide cortesi e preparate,mentre dall’altro ci sono le case curate, i giardini, i negozi e i centricommerciali.
Affidandoci proprio ad una guida improvvisata, che abbiamoassoldato per strada, dopo che ci aveva seguito per un po’, siamo riuscite avedere la zona della Medina più vera, quella che non incontri per caso o negliitinerari turistici. Ci ha portato in una conceria berbera, dove il lavorodegli uomini è a dir poco faticoso e realizzato in condizioni estreme. Persopportare l’odore acre della lavorazione delle pelli ci hanno dato la cosiddetta mascheraberbera…….un rametto di menta da tenere sotto il naso! Dopo aver conciato lepelli, i berberi tornano in montagna, dove fanno scambi commerciali utilizzandoancora il baratto.
In contrasto con la conceria, che sembrava un gironeinfernale, ci sono centri commerciali ultramoderni con negozi in stile europeo.In uno di questi ho trovato unsupermercato di una catena francese, molto comune anche da noi ed è statodivertente scoprire una improbabile bruschetta nel reparto dell’etnico o vederela Barbie con il velo. In giro non è difficile incontrare donne completamentevelate con il niqab nero o con ilsolo capo coperto, con il hijabcolorato o addirittura senza velo, soprattutto le donne più giovani.
Conceria berbera |
La prima volta che ho assaggiato la t’faya sono rimasta incantata dal sapore agrodolce, dato dallamiscela di cipolle, uvetta, zucchero e spezie ed è per questo che ho riprovatoa farla a casa. Il complimento più bello me l’ha fatto, inaspettatamente, miomarito, che ha detto: Se chiudo gli occhi, mi sembra di essere ancora lì!
Couscous di semola media750 gr
Pollo 1,5 kg
Cipolla 1
Coriandolo un mazzetto
Prezzemolo un mazzetto
Zenzero in polvere
Stimmi di zafferano
Burro 45 gr
Sale
Pepe
Olio
Per la T’faya
Cipolle 4
Uvetta 200gr
Zucchero 50gr
Cannella in polvere
Acqua di fiori d’arancio
Burro 30gr
Pepe
Tagliare il pollo in una ventina di pezzi. Tritare lacipolla in una ciotola, poi unire il coriandolo e il prezzemolo tritati, uncucchiaino di zenzero, pochi stimmi di zafferano, sale pepe e un cucchiaio diolio e rimescolare con cura. Versare due cucchiai d’olio in una casseruola erosolare il pollo poi unire il condimento precedentemente preparato, aggiungereun po’ d’acqua e rimescolare. Lasciare cuocere adagio per 40 minuti.
Nel frattempo, in una casseruola a parte preparare la t’faya.Far appassire in 3 cucchiai d’olio le cipolle tagliate a listarelle, unire l’uvetta,un cucchiaino di cannella, il burro e un pizzico di pepe. Rimescolare e coprirea filo di acqua calda. Dal bollore lasciar cuocere per mezzora, aggiungendodopo 15 minuti un cucchiaino da tè di acqua di fori d’arancio. Unire lozucchero a cottura quasi ultimata e lasciarlo sciogliere piano.
Io ho utilizzato del couscous precotto che ho mescolato conqualche cucchiaio d’olio e acqua di fiori d’arancio e ho fatto rinvenire inacqua calda salata. Ma, a onor del vero, la ricetta originale prevedeva lacottura del couscous alla maniera marocchina con una cuscussiera……che non ho(purtroppo il viaggio in aereo non permetteva troppi acquisti).
Trasferire il couscous nel piatto, unire il burro a fiocchie rimescolare. Dargli una forma a cupoletta, con una cavità al centro dovesistemare il pollo coperto di f’taya. Bagnare con il brodo di cottura.
2 commenti
Il couscuos viene cotto benissimo su uno scolapasta di metallo messo sopra la pentola in cui cuoci le verdure o la carne di contorno. Ci vuole circa un'ora, con almeno quattro "stadi" di cottura a vapore intervallati dal riposo della semola in un piattone (magari buttandoci sopra un bicchiere di acqua fredda). Prova e poi vedrai che non lo farai piu' in cinque minuti.
Giovanni
Grazie proverò senz'altro. Dopo che hai assaggiato il vero couscous, tornare indietro non è il massimo e questa mi sembra un'ottima idea.