Cotognata e Garfagnana dove il tempo non corre ultima parte

by Annarita Rossi

La notte del sabatoha piovuto talmente tanto che, la domenica, ci siamo svegliati pensando che ilblogtour sarebbe finito. Non so quante volte ho guardato il meteo sperando in uncenno di miglioramento. Grazie alla prontezza e alla professionalità di AntonellaPoli, Dirigente dello IAT, e anche al tempo che ci ha dato una tregua, è statauna domenica indimenticabile. Il programma è stato variato in corsa e invecedel metato del Sillico, abbiamo visitato l’allevamento ittico “La Jara” dove, nel torrenteTurrite di Gallicano, proprio sotto al suggestivo Eremo di Calomini, vengonoallevate le trote. 
Ci hanno spiegato tutto il ciclo della trota che,nell’allevamento avviene in vasche costruite lungo l’alveo del fiume. 
 

E’ statointeressante vedere come nonostante sia un allevamento non sia intensivo anzial contrario segua i ritmi naturali della trota. Abbiamo scoperto le differenzemaschio /femmina quello in foto è un maschio al quale viene opportunamentesvuotato il dotto spermatico con il quale sono fecondate le uova. Un piccolo impiantodi filettatura e affumicatura permette la commercializzazione delle trote checosì entrano a far parte di diritto delle specialità tipiche della Garfagnana. 

Sulla via delritorno, con un sole che iniziava a far capolino dalle nuvole ci siamo fermatial Podere Còncori a Fiattone. Anche qui è la realizzazione di un sogno quelloche emerge dalle parole di Gabriele Da Prato, fatica, impegno e una passioneincrollabile hanno determinato il successo di questo giovane viticoltore che haportato il vino garfagnino ad un livello di qualità mai avuto prima.
Il vino èsempre stato lo striscino, quello fatto in casa con le uve della propria vigna,un vino talmente acido e poco strutturato da rendere la definizione vino noncosì appropriata. Ecco che invece Gabriele, proprio per ridare dignità alleantiche produzioni, ha iniziato un percorso diverso, affidandosi ad un enologoha cominciato a commercializzare un vino buono riallineando i vini garfagnini aquelli toscani.
 

L’ultimoappuntamento era forse quello che aspettavo di più, la visita all’AziendaCerasa, in mezzo ai boschi, sopra le frazioni di Sillico e Capraia nel Comune diPieve Fosciana. Un luogo che sembra uscito da un’altra epoca, una sola stradaper arrivarci lungo castagneti e faggete che con i colori dell’autunno regalavanovisioni da lasciare senza fiato. Boschi a perdita d’occhio e la valle inlontananza giù, lungo i versanti scoscesi. I boschi, una casa e una stalla eccotutto ciò che serve a Ombretta Cavani e la sua famiglia per portare avanti ilprogetto di allevare ovini di razza Garfagnina bianca una specie autoctona cheera praticamente scomparsa verso la fine del secolo scorso e oggi grazie allafamiglia Cavani è stata recuperata. 

Qui vengono prodotti formaggi e lavorata lalana ma a Cerasa ci si può fermare a mangiare, si coltiva un orto e si faattività didattica. I castagneti intorno alla casa sono quelli dell’iniziativaAdotta un castagno.
Pranzare a Cerasasignifica sentirsi a casa, coccolati dai salumi di Mario che un tempo faceva ilnorcino, i pecorini della Garfagnina bianca, la pasta al salvietto con ilripieno di spinaci selvatici trovati vicino casa, l’arrosto di capocollo e ildolce servito mentre guardavamo il documentario “Bianca e gli altri”. 
 
Ho apprezzato più ditutto la vita semplice, quasi fuori dal mondo agitato che conosciamo ognigiorno, i ritmi della natura seguiti senza fretta, i gesti ripetuti eaffidabili di chi fa tutto questo da oltre 40 anni. Uno spaccato di vita cheormai non esiste quasi più e che proprio per la sua unicità, oggi è diventatoun valore da preservare.
Tornerò a Cerasa, inestate quando farà tanto caldo e invece in mezzo ai castagni e in alto a 939 mslm troverò fresco ad attendermi e i piatti di Gemma a consolarmi. Avrò tantoverde e il rumore delle pecore al pascolo.
La ricetta derivadalle mele cotogne che ho comprato al mercato contadino di Castelnuovo, cosìbelle e contorte da attirare subito la mia attenzione. La ricetta ripresa da Giulia.
Melecotogne 1-1,2 kg

Limone mezzo

Foglie dialloro 2

Zucchero circa1 kg
 
Armarsi di pazienza e pelare le mele cotogne. La buccia è dura e la polpa coriacea alpunto da farvi maledire di averle comprate, ma ne varrà la pena. Tagliarle a pezzie metterle in una pentola con il limone, le foglie di alloro e ad un gocciod’acqua. Coprire con un coperchio e cuocete a fuoco basso finché le mele nonsaranno morbide. Scolarle, togliere le foglie di alloro e frullarle con unmixer ad immersione, in modo da ottenere una crema.
Aggiungerelo zucchero e mettere tutto in una pentola dal fondo spesso e cuocere a fuocobasso, mescolando per evitare che si attacchi al fondo.
Lacotognata sarà pronta quando avrà una consistenza densa e sarà di un coloreambrato.
Prepararelo stampo (io una teglia) o gli stampini e bagnarli con acqua poi scolare eversare la cotognata bollente. Lasciare che si asciughi per almeno 3-5 giornicoperta con un panno e in luogo fresco e asciutto. Tagliarla a strisce e poi aquadratini a formare una sorta di caramelle.
La cotognata simantiene a lungo e più sta all’aria più si asciuga e si disidrata…non resta poiche succhiarla.

1 commenta

Itinera De Gustibus Novembre 12, 2015 - 9:43 pm

Adoro la cotognata, un accostamento perfetto con il tuo terzo articolo, sul territorio garfagnino.
Il terzo giorno del blogtour, il più romantico e poetico, un'emozione unica!
A presto Annarita, un bacione <3

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